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TIZIANA MALAGOLI

Poetessa istintiva un po' complessa, con ottimo retaggio di parole e immagini che compenetrandosi compongono le sue liriche, come il pittore mescolando i colori compone le sue opere; tutte vive da interpretare. Le sue poesie sono difficili da commentare perché personali con un forte legame fra l'Io del poeta e il "Noi" che lo sostituisce, in questo connubio il lettore comprende che ciascuno di noi ha del mondo una visione personale e irriducibile.

  Poesia: DECIBEL - AUTORE: TIZIANA MALAGOLI
 

Scomparendo riappari

luce di fari

    dune.

 

Glissi verdetti

per l'evidenza

di tuoi nevai.

 

Poi d'improvviso

spargi decibel

ardore a manciate.

 

Nel mio imprinting d'amore

lava e coma,

ovunque

effetti speciali

nostre notti.

 

 


 

 

  Commento: Liriche penosamente delicata, in cui la poetessa sa proiettare memorie e sentimenti con un nostalgico ricordo. un amore paragonato al rumore decibel, simbolicamente un suono che rimbomba nel suo cuore e nella sua mente, improntati in presente privato di tenerezza. Poesia costruita su "effetti speciali", ma con versificazione sorvegliata e suggestiva.
  ENRICHETTA ROVERI

La sensibilità di questa poetessa è genuina e sentita, che sa cogliere con le sue rime espressioni visive e sono propri queste sfumature a rendere le sue poesie e le fanno diventare parole, verso emozioni. Una lirica di insolita delicatezza e amore che dona a chi le legge speranza e pace interiore, il tutto espresso con sobria eleganza e lessico.

  Poesia: MANO NELLA MANO - AUTORE: ENRICHETTA ROVERI
 

Madre mia da tanto tempo

mi hai dato l'addio

ma la tua immagine

non sarà mai sbiadita per me.

Eri bella, intelligente ardita

e camminando vicina con la tua mano

tenevi strette le mie dita.

Ricordi? Camminavamo su quel sentiero

lasciando le orme impresse

nel fango o nella polvere.

Cercavo nel grande prato

le violette per fartene dono.

Ero felice perché mi sentivo amata,

protetta sicura.

Più tardi la mia vita

è stata molto dura.

Più volte ti ho invocata

chiedendo il tuo aiuto perché

ero disperata.

Ho sbagliato lo so e ti chiedo perdono,

non dovevo turbare la pace

del tuo sonno tranquillo.

Ci rivedremo mamma ne sono certa

in una nuova vita e mano nella mano

voleremo leggiadre e giulive

nell'immensità del cielo

senza lasciare orme

ma solo ricordi.

 
  Commento: Quanti ricordi, memorie, nostalgia accompagna questa semplice, se pur singolare molto sentita poesia alla propria madre. In questa lirica ci trasmette cosa conserva stretto nel suo cuore: l'impronta di un passato non ancora spento, che le da "voce", quando preme più forte in lei il ricordo della madre, di quanto amore gli ha lasciato dentro. Nulla è più eloquente della poesia, che leggendola ci fa percorrere sensazioni che, sono si personali, ma la poesia "mano nella mano" leggendola da ad ognuno di noi la propria storia, la propria madre. Questa bella poesia ci trasmette emozioni e una piccola ferita: quella di rammaricarsi di averla evocata nei momenti difficili pensando di "averla disturbata". Ma non è la sola a chiedere aiuto a chi ci è stato caro in vita, non dobbiamo dimenticare che sono nella "Luce", dunque sanno già; non è disturbo chiamare e pensare ai nostri cari perché è una continuità di quel grande amore che nulla e nessuno potrà portarci via.
 

LILIANA MARCHI

Nelle sue poesie si respira un'aria di calma attesa di "qualcuno", alle volte come se "qualcosa" si spezzasse cambiando rotta, non a caso le sue silloge inedite le ha intitolate "Il Viaggio", quasi sempre, dentro se stessa. Una poetessa modernamente romantica, che ama la natura e la natura ispirandola ama lei, mentre la malinconia occupa il verso. Così per quei corti ed importanti circuiti emozionali continuamente crea attraverso le "sere d'agosto" o "l'estasi di un paesaggio" che ha le radice più nel fantastico che nel reale.

Poesia: SERENO - AUTORE: LILIANA MARCHI

Amoreggia

Il sole settembrino

Con le foglie del fico

- che luccicano dorate

 

Commento: con la lirica "Sereno", l'autrice inconsapevolmente fa nascere una intesa d'amore tra il sole e la foglia del fico che felice luccica dorata: Come scriveva Giorgio Caproni, fiorentino di nascita ma genovese di adozione come amava definirsi "il poeta scava nel profondo portando piccole pepite d'oro...", nel senso che la poesia attuale non deve necessariamente essere lunga, rispettare la metrica e la rima, ma deve saper comunicare immagini, queste si sono perse nel percorso del moderno novecento con la poetessa Ada Negri e poeti di grande fama internazionale.


LORENZO BONADE'

Poeta essenziale e particolare. Il suo lavoro pubblicato in un libro dal titolo insolito "Vicolo del Tarocco", nella copertina è raffigurata da una lama dei tarocchi "le fol" che rappresenta l'uomo che ricerca la conoscenza, a volte questo arcano è privo di numero e come tale indica la nullità, un nulla che diventa pieno: si deve essere "vuoti", dunque ricettivi, se si vuole scrivere poesie come quelle di Lorenzo Bonadè, ed è probabilmente il messaggio che ci vuole indicare l'autore: siate aperti a ciò che leggerete. Le sue poesie possiedono un intensità d'espressioni con l'intento di dare voce alle emozioni più profonde, ai ricordi patriarcali vissuti nel piacentino; procedendo per libere associazioni mentali, ma significative da un susseguirsi di stati emozionali, da cui nasce la più autentica vena lirica dialettale.

Poesia: L'UCCISIONE DEL MAIALE                                              Traduzione

Il cielo è scuro e sotto al porticato

Dio si è affacciato

 

D fiulein e un ragass                                                         Due fanciulli e un ragazzo,

una spuga e quattar strass                                                 la sposa e quattro stracci

 

Fratello,

quando il ferro nella tua gola irromperà

il sangue della fratellanza s'innalzerà

 

Fratello il tuo grido nel firmamento sorgerà

quattro miserie sfamate saranno

 

As vera al ciel                                                                  Nelle spaccature del cielo

As dastaccan il foi dal mister                                              si staccano le foglie del mistero

 

Du fiulein e un ragass

la muier a quattar strass

 

Fratello,

quando la lama la tua gola oltrepasserà

il sangue della fratellanza risplenderà

 

Niente, niente andrà perduto

neanche la merda del porcile

 

Il cielo è scuro e sotto il porticato

Dio si è affacciato

 

As vera al ciel                                                          Nelle spaccature del cielo

As dastaccan il foi dal mister.                                  si staccano le foglie del mistero

 

Commento: la poesia sembra rispondere ad antiche domande che viaggiano nel mistero: se sia importante l'uccisione del maiale quale cibo per quattro miserie da sfamare, o un richiamo al rito antico agreste che chiama fratello la vittima sacrificale, ossia importante vivere una vita misera e infelice oppure segnare un patto di fratellanza con l'approvazione di Dio. C'è in questa poesia aria di mistero, di antichi riti dove il simbolismo celtico dell'abbondanza, e la sacralità del cinghiale (maiale) non si buttava via nulla. Anche se sotto il porticato dove si compie l'antico rito, "pagano" da pagus ossia abitante della campagna e Dio sta a guardare, il cielo è scuro, per il sacrificio che serve a sfamare, chi deve procurarsi il cibo per se e per i propri cari che chiama il maiale fratello, quasi a chiedergli scusa e innalzare il suo spirito a Dio, ma questa è la vita. Questa antica metafora, che il poeta trasmette, ci fa sentire il calore della campagna, il calore del focolare, l'amore e il rispetto per la natura. Una lirica intesa, talvolta eterea ed emozionante, molto attenta alla forma, soprattutto ispirata da un amore puro per la propria terra e la sacralità di certi animali.


GIAN CASTELLO

Poeta, musico, cantautore e fautore di musica celtica, ha prodotto molti Cd famosi per sobrietà e profondità culturale, come ha scritto il poeta Antonio Porta: "Se la poesia è un'avventura, come navigare nell'oceano linguistico, come Ulisse sulle navi di Omero..." il poeta artista Gian Castello, attraversa con le sue poesie un mare in tempesta, oltrepassando confini sconosciuti. Nelle sue rime c'è modernità, metafora, provocazione, musicalità, ricerca inquieta di sé e del suo tempo che approda, forse, ad antiche vive passate.

Una personalità poliedrica, che sa bene masticare la poesia; nel leggerle si viene quasi esaltati dalla potenza del suo linguaggio, da una consapevolezza costante del mistero, dell'esistere, da un sentimento puro d'amore e dal senso accorto della solitudine: fondamentali e rifuggite ispiratrici di poesia e musica.

 

dal libro edito di liriche poetiche: "Festa da Ballo" AUTORE: GIAN CASTELLO

Tutte le liriche poetiche scritte in questo libro ci portano al simbolismo dell'eterno migrante che solca i mari alla ricerca della fantasia, del magico, del folclore. Abbiamo estrapolato "La Signora Del Lago" ci porta nei fiordi di notte nel lago raccogliendo le reti della memoria. Nelle sue rime, il poeta fa risuonare gli echi delle leggende degli gnomi delle fate, ricordo di un Eden perduto, anche gli uomini le cui fantasie sono instabili ricordi prigionieri del vento. Ampliando il poema potrebbe diventare un qualcosa da rappresentare in teatro. Sono liriche significative che esaltano la grandiosità della natura e della fantasia e la piccolezza di alcuni uomini.

 

 

dal libro edito di liriche poetiche: "Festa da Ballo" AUTORE: GIAN CASTELLO

Poesia: Signora del lago

La tua bellezza

la tenevi nascosta

dietro abiti ricamati

e i cigni del lago

erano il segno

delle tua divinità.

Le ninfe della foresta

erano gelose di te

e al tuo passaggio

silenziose si ritiravano:

Signora del lago

non potevi capire

che dietro gli occhi del tuo umile servitore

impetuoso ardeva Amore.

Il giorno delle tue nozze

avevi un sorriso per tutti

ma un solo bacio

per l'unico principe

degno di te:

non potevi sapere

che per te quel giorno

avevo varcato i cancelli dell'Eden

e che, a guisa di un semidio,

ti avevo portato via.

 

 

Commento: è probabile che in questa lirica, dedicata a Morgana, la fata del ciclo arturiano, detta appunto: La Signora del lago, la metafora del poeta è di elogio e ammirazione "... le ninfe della foresta - erano gelose di te - e al tuo passaggio - silenziose si ritiravano:- Signore del lago - non potevi capire - che dietro gli occhi del tuo umile servitore - impetuoso ardeva Amore." Vasta allegoria romantica di un poeta che fa dell'arte celtica (indeuropea) la sua vera cultura e conoscenza. Con alternanza di eventi, più o meno felici, portano il lettore a sognare il fantastico. La lirica è più tosto concisa che fa intendere, più che dire, ma è capace di creare le suggestioni di un tempo.

 

 

 

Poesia: QUANDO L'ULTIMA SPIAGGIA - Autore: GIAN CASTELLO

Quando l'ultima spiaggia

abbandonata

da millenni di civiltà

quando l'ultimo raggio

di sole

brillerà sulla strisce dell'orizzonte

e la conchiglia

smetterà di narrare

le antiche storie

degli uomini di mare

e quando stanco

mi addormenterò

sulla sabbia

e un tuo bacio

mi sveglierà.

 

Commento: la lirica è un periodo diviso in tre tempi, nel primo: la visione dell'ultima spiaggia, avvolge il poeta, delinea confini di millenni di civiltà, nel secondo lo porta ad immergersi nell'ultimo raggio di sole, raggio di speranza nell'infinito cosmico con un senso di panico emozionale "...la conchiglia non sa più narrare...", infine il bisogno di superare i confini dell'umana esistenza portano l'autore ad una immersione totale nel nulla, del sono illimitato dello spazio siderale del sognare. Non sembra difficile per l'autore questa sentita visione, fonte di sempre nuova e intensa sensazione, profonda emozione che il suo cuore sente e spera, che non può essere nascosta.

 


EMMA BARBERIS

La poetessa Emma Barberis ha scritto un libro edito di poesie "Parole in Danza", alcune delle sue poesie sono state incluse nel volume antologico di questo concorso. Nel leggerle si nota una poeticità delicata e nello stesso tempo introspettiva. Tutte le sue poesie si muovono sulla sfera della sua personale sensibilità, del suo sentire amore ed emozione di fronte gli eventi, nelle sue liriche le atmosfere infondono sensazioni ora di pace, ora di ansie o rimpianto, espresse con sobrietà ed equilibrata intensità.

 

Poesia: A MIO PADRE CHE AMAVA LA POESIA

In tanti parlano d'amore,

si appoggiano a queste lettere,

che danzano sul foglio bianco

come se fosse un lenzuolo che sa di bucato.

E quando torna la voglia di te,

pure io mi ci stendo sopra pian piano

e le parole divengono musica,

quasi ci fosse anche tu ad  ascoltarle.

Danzano una volta ancora

su accordi che ho imparato da te,

oggi come ieri...

e giunge l'applauso più intimo.

 

Commento: molte sono le poesie scritte per la madre, poche per la figura paterna, come questa poesia. Si sa, la mamma è sempre la mamma, ma a noi piace riportare questa lirica, così vissuta e sentita per il proprio padre adesso. Adesso che non è più con lei la poetessa riscopre che avevano forse, molte più cose in comune di ciò che pensava soprattutto l'amore per la poesia. Pur essendo composta in prima persona, la lirica non vuole essere solo un caso personale, bensì le situazioni in cui si vengono a trovare molti padri nell'età adolescenziale dei propri figli dove grava l'incomprensione. Nei versi chiaramente ispirati si intuisce la profondità di un amore, che anche dopo anni rimane inalterato. Una poesia comunicativa intensa nel sentimento dove si coglie un velo di rimpianto.

 

Poesia: LA LUNA SUI TETTI   Autrice: EMMA BARBERIS

La luna sui tetti,

un gatto sulla pelle morbida

ed il mondo è tutto lì in una stanza.

Fluttuano i pensieri nella musica.

Gli occhi aperti

in fremito improvviso.

La luna è ancora sui tetti e sorride.

 

Commento: certo, l'aria che respira la poetessa nel momento in cui compone i suoi versi, non è quello pregno di aromi e colori delle vie, dei vicoli, ma sono ispirate come in un quadro, dove ogni cosa è colore, ispirazione, parole. Un modo originale di comporre versi con belle metafore la poetessa traccia la linea della più completa ispirazione senza retorica, elegantemente composta. La lirica è breve, ma il contenuto: un attimo di nostalgia e una soavità inusuale e personale.


LUCIA MANZONI

Una lirica spontanea spinge la poetessa ad entrare con le sue poesie nell'ambito della poesia personale e intimistica, quella che affronta le "scatole cinesi" pur rimanendo aderente alla realtà. le poesie hanno una versificazione limpida e cristallina; la vita vissuta e quella attuale appaiono come la faccia di una stessa medaglia che è continuità e pensiero, possiamo quindi considerare le sue liriche come espressione della sensibilità artistica moderna.

 

Poesia: NOTTE DI STELLE CADENTI

Sotto un soffitto d'astri lucenti,

lieve batte il cuore di una donna.

Non è smarrita, matura di riflessioni

non avverte solitudine,

per un tempo che non è più.

Ora respira i palpiti dell'universo.

 

Una stella cadente, e...

nella volta celeste s'innalza

il suo desiderio più sincero:

"Toglile le spine dal cuore,

offusca le false luci che lo abbagliano

così che possa sapere,

quanto meraviglioso è amare."

 

Sfoglia il libro della vita oh uomo.

leggi i sentimenti, che leggeri

si posano nell'anima,

con schietta semplicità.

Una donna ti ha amato.

 

Commento: la lirica è divisa in tre tempi: nel primo una visone del cielo stellato, morbido avvolgente, seduce la poetessa inducendola a prendere coscienza di se respirando con i suoi ritmi. nel secondo, s'immerge nel infinito cosmico con un senso di panico emozionale, un luogo per trovare la pace del cuore, infine il bisogno di superare confini dell'umana esistenza, portando l'autrice ad una immersione nel nulla illimitato dello spazio siderale; ma le emozioni nel comunicare con il cosmo lascia sfuggire qualche amara ironia. Nell'insieme la descrizione è emozionale, in versi cadenziati nel momento più magico della notte ella sembra donare alle stelle cadenti un desiderio, che qualcuno possa cogliere il dono che ella le ha donato "con schietta semplicità": "una donna ti ha amato".

 

Poesia: SCATOLA CINESE

Pietre preziose incastonate luccicano,

paziente mano, le ha assemblate

ad una ad una,

come giorno dopo giorno

si costruisce la vita.

Scatola misteriosa,

curiosa, nel mio essere donna,

le mani avvicino,

palpabile la fragilità.

Apro...

Intenso si espande,

profumo d'amore,

stipate in bell'ordine;

immagini, esperienze.

Alcuni negli angoli,

nitido ora il ricordo,

nessuna,

nessuna rinnego.

Morbida stoffa di serenità,

ricopre l'interno,

dal fondo, luce chiara

da trasparenza

alle azioni.

Non immaginavo,

che fosse già, così intensa

e ricca d'emozioni

questa vita, che vedo,

nella sincerità di;

una scatola cinese.

vi trovo il drago alato,

a difesa della principessa.

Lui è l'amore, lei è la vita.

 

Commento: chi potrà aprire veramente il cuore di una donna, è come una scatola cinese! Ad un tratto c'è in lei un delizioso prodigio: improvvisamente comprende la scatola misteriosa, e si sente libera e lieta "intenso si espande il profumo d'amore..." si accetta e si sente leggera, la sua poesie una melodia d'amore per la vita e la sua gioia, poesia eterea e lieve sull'amore, ma complicata nel suo ingranaggio come una scatola cinese. La poesia è elegantemente composta con versi ben ritmati e lessico di altissima qualità, animata da un sentimento profondo, con dovizia di introspezioni e sensazioni.


Poesia: VOGLIO, SE TU VUOI (audace, ma non troppo)- AUTORE: MILENA FRASINETTI

Voglio i tuoi occhi sulla mia pelle,

le tue mani sul mio corpo,

le tue labbra sul mio seno,

il tuo sorriso nei miei occhi.

 

Lo voglio, se tu lo vuoi.

 

Ed arrossirò, tremerò, ti deluderò,

perché sarà come la prima volta.

 

 

Commento: in questa lirica si coglie la voce dell'amore, quello profondo e carnale che si può leggere nel "Cantico dei Cantici". Si sente che lei desidera e pensa a lui. Il senso della vita ha il sopravvento, la sua voce attraverso la lirica diventa audace e timida insieme, un mezzo per evocare le energie vitali e conservare nella mente e nel cuore la persona amata.


MARIA LUISA VANACORE

Il suo volume edito di poesie "Solchi ed Evoluzione dell'Anima" è importante e particolare. Scrive del libro il Sindaco di Priolo: "La rivalutazione culturale di un paese si attua attraverso la riscoperta e la valorizzazione delle proprie risorse culturali ed accrescendo l'interesse del proprio passato e quindi la propria identità. L'amministrazione comunale di Priolo con impegno sta portando avanti questo programma..." Il Sindaco è il signore Massimo Toppi, la cittadina è Priolo Gargallo e, a nostro avviso ce ne vorrebbero sindaci come quello di questa ridente cittadina così ben descritta dalla poetessa, come ce ne vorrebbero molte di poetesse che sanno comporre versi compatti e carichi da pathos come quello descritti nel libro. La sua poetica si svolge intorno al mondo del suo vivere, sentire e del suo pensare: è poesia d'amore e di riflessione, più che di emozioni, perché la razionalità e il saper cogliere "l'attimo" e la chiave del suo sentire e fare poesia.

Poesia: MAGIA DELLA LUNA

Luna appare d'incanto,

d'argento il cielo tinto,

bianco e nero si mescolano.

Una lacrima corre

solcando il viso,

guarda la sua luna gemella,

sorella di spirito ribelle,

ombrosa eppur luminosa,

sognatrice luminosa,

pallida ma brillante.

Ama la notte

nel cui antro si specchia,

anela il silenzio dell'animo,

la si ripesa ogn'or

per i sogni ascoltare

e vede balzare

maghi e folletti,

elfi e fate

che recan illusione.

ecco apparire il castello del cuore

che s'apre solo all'amore

e lì si rifugia il suo volere,

chiude gli occhi

perché non altro vuol vedere

che il mondo illusorio,

incantato dei sogni

in cui la fantasia

prende il volo sulle ali del vento...

 

Commento: quando la notte oscura le cose, la luna come per incanto mescola il bianco e il nero, sognante confonde luminosa e ribelle. La poetessa porta i suoi pensieri all'incostante luna che ne solca la sua anima nella quale trova schegge di essenze magiche, maghi e folletti, elfi e fate. L'immagine emozionale che la notte e la luna offre al poeta e come spesso accade in poesia velico di introspezione soprattutto nasce amore, puri innocenti messaggi che entrano nel cuore. La lirica è sviluppata per immagini e suggestioni che nascono dall'anima dell'autrice e si traducono spontaneamente in poesia e grazia ad innata capacità di comporre rime con la mente e la fantasia.


BARBARA CERVIO

Non si possono certo chiamare poesie perché mancano le regole per essere tali. Certo, le liriche del Novecento sono state elaborate da grandi poeti con poca metrica e quasi assenza di rima. Il contenuto però è ricco di metafore sentite e vissute, i lunghi versi, pur non essendo messe in quartine, si susseguono con metafore e simbologie ardite, qualche volta oscure, ma sempre assai suggestive. Ne risulta una composizione che, nonostante la lunghezza e il poco rispetto della metrica classica ha molto del racconto. Lo sviluppo è, invece sognante, carico di patos particolare, nutrito come le due liriche sono illuminanti, le parole sono chiare tristemente limpide, c'è sotto un non-dire che lascia spazio alla riflessione e che vanno alla ricerca di cause interiori inespresse, vale senz'altro la pena di leggerle.

 

Poesia: AMORE

Fusione di corpi, di giochi, di sguardi, di suoni rubati, che nell'abbraccio d'amore si perdono, si confondono a tal punto, che per un attimo non sai chi sei. Sei maschio? Sei femmina? Sei spirito? Sei Anima? Sei tutt'uno, nel corpo dell'altro.

Luce che risplende negli occhi, amore che trasuda dalla pelle.

E la mente vaga e ci riporta a quel benessere remoto, arcano, come quando nel ventre materno se ne godeva la beatitudine infinita, senza principio e senza fine, dentro alla vita, che succhiava armoniosa linfa vitale da un altro essere.

Tutti si appiana, tutto scivola più lento. Ora i nostri corpi distesi riposano, si ammorbidiscono. L'amore si rinnova.

 

Poesia: PIETRA

Immobile e muta, giaci sulla spiaggia. Con umiltà ti tocco e con la mano, peso la tua consistenza. liscia, levigata dall'acqua del mare, mi scivoli sotto le dita. Sei inanimata eppure vivi del respiro della risacca, svogliata ti muovi.

Ti lasci andare alla vita di sempre, fra la spuma bianca che ti bagna e ti accarezza, o ti schiaffeggia brutalmente, o al sole che ti scalda, fino a farti diventare rovente. (come pietra innanzi a me, dentro te stesso, non rispondi e difficile in questo momento è carpire quello che pensi).

L'opacità grigia della tua superficie esalta la tua nudità. La tua bellezza pura, assorbe luce che diventa oro al sole e argento al chiarore della luna.

Ti raccolgo per non lasciarti andare, così ti porterò con me o ti lascerò al mare?

Anche tu come noi tutti, hai un principio ed una fine e il tempo verrà scandito dal vento, dalla luce, dall'acqua, fino a disintegrarti granello, dopo granello, in polvere.


EMILIA IANNONE

Ampiamente descritta la composizione poetica si svolge attorno al tema del vento, soffermandosi, fantasticando con belle metafore sui suoi numerosi aspetti "...raccontami il vento - mentre fiumare violenti - di fato inesorabile e sciagure, - travolgano vite..." queste frasi illuminano la triste sensazione di morte che il vento può causare, con una vivida luce la poetessa ne esprime variegate emozioni, anche liricamente l'immagine del vento è di forte impatto emotivo. Composizione originale per il contrasto per il tema trattato e forme scelte.

 

Poesia: RACCONTAMI IL VENTO

Raccontami il vento,

quando vagano palpiti

che invadono i sensi di brìo

e tumultuosi moti,

in particelle di vita, imprimono la vita...

Narrami il vento,

fino a che una coltre di inerme apatia

occulta il riso ed occhi sbarrati,

visi dipinti di fame

di bimbi rubati all'infanzia,

ai giochi mai nati, alla vita mai dati.

Raccontami il vento,

mentre fiumare violente,

di fato inesorabile e sciagure,

travolgano vite,

e fondano ali, nate spezzate:

arretra la vista da confini invisibili!

Parlami del vento,

se tra nebbie assiepate,

s'attesta, del vivere, un male nel cuore,

e poi bagliori risalgono

ad illuminare il battito,

... un improvviso giorno!

Riportami al vento

e ridonami forza e speranze più nuove

ove l'animo, che deambula raso,

ripercorra confini e, poi, s'avventuri...


Poesia: NOTTE ANTICA - Autore: GRAZIANO CIACCHINI

Brezza di notte antica

accogli tra i misteri

la voce della storia

 

rendi la notte madre

facendo che mi calmi

l'angoscia dei richiami

 

quando perduto cerco

l'ondeggiamento lieve

della mia stella amica

 

Commento: in questa lirica il poeta respira l'aria pesante di una notte, il suo cuore non conosce  più la melodia della notte antica, i suoi sogni sono scomparsi come ombre per accogliere i misteri "... rendi la notte madre..." ma l'invocazione alla stella amica rimane rassegnazione dell'attesa, i desideri non appagati agitano la mente. Equilibrata e armoniosa, questa lirica rispetta la metrica e la rima in ben costruite terzine, nel suo insieme questa poesia dona intense emozioni.


RENZO PICCOLI

Nato a Tribano, in provincia di Padova ma vive a Bologna. Laureato in Scienze Economiche, Politiche e Pedagogia. Ha pubblicato silloge poetiche Imere, Sensitivo e, a quattro mani con Carlo Parisi, Anonimi Angeli Assatanati, dal suo libro "Verso Esperia" abbiamo estrapolato alcune sue poesie. Lo stile di questo poeta è piuttosto insolito, perché il suo stile è fortemente, tenacemente arcaico. Il poeta mostra per altro una grande cultura ed una preparazione specifica approfondita, esce dagli schemi soliti della letteratura contemporanea. Lo steli difficile l'uso di parole classiche oggi in disuso, la sintassi completa ed involuta, fanno sì che le sue liriche sono immediatamente riconoscibili e dopo un primo moto di meraviglia, godibili per le loro peculiari caratteristiche.

 

Poesia: Lavoratori in lotta per

Il diametro della piazza

oscura la penombra

e ponti sospesi

accentuano un disumano rigore.

I gruppi sparsi occhieggiano

a saggiare la temperatura

intorno i piccioni a disputare

la grama briciola

e il chitarra

e il profilo

e la lunga sfilata

i carri in maschera sono compresi

nella promessa del tardo mattino

 

Urleranno ai quattro venti

le rivendicazioni di oggi

- già vecchie di trent'anni -

perché, dicono, gli altri

hanno lardo nelle orecchie

e non ci sentano

 

La prova del microfono

è uno strano aforismo

come il rutto del barbone

 

Quasi fermi nella nebbia

delle dieci: tutta qui la primavera?

Il salivago strabuzza gli occhi

e mostra la chiesa

gi sventolii colorati

 

L'Unità si vende a metà prezzo

nelle lunghe annotazioni

per accaparrarsi il necessario consenso.

Nella tribuna fasciata

di tricolore una sfilza di oratori

illustra l'ennesima contrastata

piattaforma

 

La forza siamo noi

di fronte la schiera ossequiosa

dei vinti, dei comprati,

dei sicari di tutte le razze

 

Lottare per

non per vincere

ma per continuare a lottare

per vivere

 

Commento: una lirica che si estende nel sociale. Nella piazza un'atmosfera di forte espansione che si svolge nel silenzio iniziale "...urleranno ai quatto venti le rivendicazioni di oggi...." ad un certo punto in questo silenzio si alzano urla di rabbia e di dolore, sono urla che l'orecchio non vuole sentire "... perché, dicono, gli altri - hanno lardo nelle orecchie - e non ci sentono..." sembra in questa lirica che il poeta percepisca la sofferenza dell'esistenza umana, termina con una rima che ci fa comprendere la disuguaglianza sociale "... lottare per - non vincere - ma per continuare a lottare - per vivere..." e crea questa lirica i cui ritmi e le parole sanno coinvolgerci in riflessioni ponderate.

 

 

 

Poesia: Il mezzo divino

La ragnatela

il lavabo

la mano guantata;

la musica che percuote

il silenzio dei corpi

il rumore;

la luce diffusa

la rifinitura

il grembo imperlato

dagli umori del rischio

 

Voce alla finestra

copre lo struggimento

delle rincorse

delle noiose avventure

dei ricatti di attimi innocenti:

esiste sempre la lingua sottile

la minaccia dei musi

dentro senhal svolazzanti

 

Il principe misura sornione

lo spessore della sua borsa

di pelle scura e gli stivali

nello scamosciato dei risvolti

delle procurate magìe

 

Là la catena

di sensi arrossati

un mozzicone di fibra

e tutte le insinuazioni

del caso

Meravigliati solo

se un tremore appassito

prova scaturire

dalla fauci di soccorsi dimenticati

dalle dalie muschiate

nel profumo di frustanti

ordalìe

Aperte le ferite di

irrisori apostrofi

rincorrono icosaedriche orbite

circondate dalle luccicanti

catene di diademi verderame

 

Commento: la differenza tra il poeta e gli altri, e che il primo sa intuire il debole legame tra luce e ombra, mentre chi non è poeta non solo non è in grado di farlo, ma ha la difficoltà a comprendere il mistero della poesia.

La lirica "Il mezzo divino" si svolge nell'ambito della parola scritta, affronta temi dibattuti, l'uno quello della ricerca di parole che svecchino la tradizione, che diano maggiore espressività alla composizione poetica, l'altro è la logicità del discorso, che, secondo l'autore segue il binario libero dei pensieri piuttosto che percorrere piste consuete. Una poesie giocata sull'auto ironia, bella e coinvolgente, in una società che mistifica tutto e non insegna a guardare in faccia la verità


   

 

 

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© Sigillo Poeta 2006